domenica, dicembre 12, 2010

Umberto Eco, Il cimitero di Praga.

Autore: Umberto Eco
Editore: Bompiani
Titolo: Il cimitero di Praga

Un romanzo in cui il solo personaggio di fantasia è il protagonista e in cui tutti gli altri personaggi fanno e dicono esattamente quello che hanno storicamente fatto e detto può definirsi un semplice romanzo? Come al solito Eco mi stupisce o, meglio, non mi delude. Con i piedi ben piantati nel suo tempo Eco ci mostra un mondo falso, la costruzione di trame, i giochi di potere, gli scambi di favori, il marcio democraticamente diffuso. Uno sguardo impietoso sui tempi bui che affliggono la nostra era pur trattando temi lontani... ma sono poi così lontani? In diverse interviste lo stesso autore ha accettato l'adozione per proprio libro dell'aggettivo "disperato"; in questo senso va letto. Non è un romanzo divertente, non avvince il lettore come un giallo ben organizzato... chi si aspettasse questo da "il cimitero di Praga" rimarrebbe deluso come rimarrebbe deluso chi si aspettasse lo sforzo di cognitivo e di impegno pari a quello necessario a seguire il filo de "Il pendolo di Foucault".

Dal libro:
Di fronte alla messa in scena di Dumas (..) mi domandavo se il Vate non avesse scoperto, nel raccontare di un solo complotto, la Forma Universale di ogni complotto possibile.
Dimentichiamo il monte del Tuono, la riva sinistra del Reno, l'epoca - mi dicevo. Pensiamo a congiurati che provengano da ogni parte del mondo a rappresentare i tentacoli della loro setta protesi in ogni paese, raduniamoli in una radura, in una grotta, in un castello, in un cimitero, in una cripta, purché sia ragionevolmente buio, facciamo pronunciare da uno di loro un discorso che ne metta a nudo le trame, e la volontà di conquistare il mondo... [...] chissà quanta altra gente c'è ancora a questo mondo che pensa di essere minacciata da una cospirazione. Ecco una forma da riempire a piacere, a ciascuno il suo complotto.
[...] A cosa aspira ciascuno, e tanto più quanto più sventurato e poco amato dalla fortuna? Al denaro, e conquistato senza fatica, al potere (...) e alla vendetta per ogni torto subito (...). Ed ecco che Dumas nel Montecristo ti fa vedere come sia possibile acquistare una immensa ricchezza, capace di darti un potere sovrumano, e far pagare ai tuoi nemici ogni loro debito. Ma, si chiede ciascuno, perché io invece sono sfavorito dalla fortuna (o almeno non tanto favorito quanto vorrei), perché mi sono stati negati favori concessi invece ad altri meno meritevoli di me? Poiché nessuno pensa che le sue sventure possano essere attribuite a una sua pochezza, ecco che dovrà individuare un colpevole. Dumas offre alla frustrazione di tutti (ai singoli come ai popoli) la spiegazione del loro fallimento. E' stato qualcun altro, riunito sul monte del Tuono, a progettare la tua rovina...
[...]Questo già mi suggeriva che, a vendere in qualche modo la rivelazione di un complotto, non dovevo provvedere all'acquirente nulla di originale, bensì soltanto e specialmente quello che o aveva già appreso o avrebbe potuto apprendere più facilmente per altre vie. La gente crede solo a quello che sa già, e questa era la bellezza della Forma Universale del Complotto.

I Protocolli dei savi di Sion o Protocolli degli Anziani di Sion, in futuro chiaramente ricondotti ad un falso riconosciuto, sono apparsi pubblicati per la prima volta in Russia nel 1905 e poi tradotti in numerosissime lingue. Nel 1939 Hitler nel Mein Kampf li cita affermandone la veridicità su basi a dir poco superficiali: "Come l'esistenza di questo popolo poggi su una continua menzogna, appare nei famosi Protocolli dei Savi di Sion. Essi si fondano su una falsificazione, piagnucola ogni settimana la Frankfurter Zeitung: e in ciò sta la miglior prova che sono veri... Quando questo libro diventerà patrimonio comune di tutto il popolo, il pericolo ebraico potrà considerarsi eliminato".

Cito da wiki:
I Protocolli dei Savi di Sion o degli Anziani di Sion (russo: Протоколы сионских мудрецов, Protokoly Sionskich Mudrecov) sono un falso documentale prodotto nei primi anni del XX secolo in Russia dalla Okhrana, la polizia segreta zarista, e pubblicato in forma di documento segreto attribuito a una cospirazione ebraica tendente a impadronirsi del dominio del mondo.
Edizione russa dei Protocolli del 1912
La natura di falso fu appurata già fin dai primissimi tempi successivi alla pubblicazione di detti Protocolli nel 1903; in particolare, una serie di articoli pubblicati sul Times di Londra nel 1921 dimostrò che gran parte del materiale era frutto di plagio da precedenti opere di satira politica, non correlate agli ebrei. Nonostante la comprovata falsità di tali documenti, essi riscossero ampio credito in ambienti antisemiti e antisionisti e, tuttora, sono la base, specie in Medio Oriente, per avvalorare la teoria della cosiddetta cospirazione ebraica.
I Protocolli sono considerati la prima opera della moderna letteratura cospirativa. Presentata come una esposizione di un piano operativo degli "anziani" ai nuovi membri, descrive i metodi per ottenere il dominio del mondo attraverso il controllo dei media e la finanza e la sostituzione dell'ordine sociale tradizionale con un nuovo sistema, basato sulla manipolazione delle masse. L'opera è stata divulgata inizialmente da coloro i quali si opponevano al movimento rivoluzionario russo, e diffusa ulteriormente dopo la Rivoluzione russa del 1905. Dopo la Rivoluzione d'ottobre l'idea che il bolscevismo fosse una cospirazione ebraica per il dominio mondiale segnò un rinnovato e più diffuso interesse per i Protocolli. Anche se dopo la seconda guerra mondiale l'uso sistematico dei Protocolli come strumento di propaganda antisemita è diminuito, il testo è tuttora, specialmente nel mondo islamico, un'arma largamente diffusa, nell'arsenale dell'antisemitismo contemporaneo.

Il tema è il pervenire del protagonista (unica nota di fantasia) alla costruzione di questo falso (reale). In questo percorso diverse tematiche risulteranno sovrapponibili agli eventi che colorano, ma sarebbe meglio dire annebbiano, offuscano, il presente, una sorta di "j'accuse!" dell'autore.

Astenersi perditempo e ballerine, ovviamente.

Come racconta il libro Gianni riotta, qui.

Cosa ne ha scritto invece Gad Lerner, qui.
Incapace di nutrire sentimenti diversi da «un ombroso amor di sé», Simonino Simonini, «maestro del riciclo», impersona un'ossessione che ad ogni pagina Eco ci aiuta a riconoscere attualissima. Magari rivolta ad altre minoranze, dopo lo sterminio degli ebrei, ma sempre la stessa. Non stupisce che nella postilla al suo romanzo, un'opera destinata a diventare un classico, Umberto Eco si corregga: «Ripensandoci bene, anche Simonino Simonini, benché effetto di un collage, per cui gli sono state attribuite cose fatte in realtà da persone diverse, è in qualche modo esistito. Anzi, a dirla tutta, egli è ancora tra noi»


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