lunedì, gennaio 18, 2010

Ideologia

Distinzioni e assoluzioni recentemente discusse altrove:

  • Lenin era un dittatore ma non sanguinario come Stalin, Mao e Pol Pot. Il mio pensiero è stato quello di non operare tali e tante distinzioni, l'averlo affermato ha sollevato forti risentimenti in alcuni interlocutori.
  • Lenin e Marx incolpevoli delle "aberrazioni" che a loro sono seguite e che al loro pensiero si sono ispirate. Il mio convincimento è comunque quello di non assolvere l'idealista pensatore, il teorico, dalle colpe commesse da altri quando questi si siano ispirati alle sue tesi.

Sarebbe troppo bello, e un filo paraculo, scusate la finezza, teorizzare un ideale come quello comunista e lasciare ad altri le colpe per aver agito allo scopo della sua realizzazione.

Dopo questa breve introduzione, per spiegare meglio il mio pensiero, mi permetto di citare un autore a me molto caro. Facendolo però non voglio affatto estendere il mio pensiero all'autore che, leggendolo stanotte, mi ha ricordato le recenti discussioni, voglio solo portare testimonianza di un ragionamento analogo al mio. Per chi ha partecipato/assistito alle discussioni di cui ho accennato sopra che possa giudicare per se stesso assonanze e dissonanze. Per gli altri un ulteriore chiarimento del mio pensiero.

Da Fantasmi, di Tiziano Terzani, edito da Longanesi (imperdibile)
I khmer rossi non sono stati una aberrazione, sono i figli ideologici di Mao Zedong. Sono stati allevati e tenuti a battesimo in Cina; e in questo la Cina ha enormi responsabilità. Pechino sapeva ed approvava. I grandi massacri di Phnom Penh fra il 1975 e il 1979 ebbero luogo nel liceo Tuol Sleng, a poche decine di metri dall'ambasciata cinese, dove non solo si potevano sentire le urla delle vittime, ma si tenevano i conti della gente che veniva via via eliminata. Durante gli anni che ho trascorso a Pechino ho saputo di un diplomatico cinese ricoverato in un ospedale psichiatrico: era stato assegnato a Phonm Penh e, testimone e complice dell'olocausto, era impazzito.
William Shawcross nel suo libro Sideshow individua le radici della brutalità dei Khmer rossi nell'essere stati vittime delle brutalità dei bombardamenti americani; ma questa può essere solo una aggravante. La verità, come dicevo, è che i khmer rossi sono il prodotto di una ideologia. Pol Pot non è un pazzo; quello che ha tentato di fare in Cambogia è la quintessenza di ciò che ogni rivoluzionario vorrebbe realizzare: una nuova società.
La stessa cosa, ad esempio aveva cercato di fare Mao con la rivoluzione culturale. L'operato di Pol Pot fa più impressione, sembra più disumano, solo perché Pol Pot ha ridotto i tempi di realizzazione, è andato direttamente al nodo della questione.
Come tutti i rivoluzionari, Pol Pot aveva capito che non si può fare una società nuova senza prima creare degli uomini nuovi, e che per creare degli uomini nuovi bisogna eliminare innanzitutto gli uomini vecchi, distruggere la vecchia cultura, cancellare la memoria. Da qui il progetto dei khmer rossi di spazzare via il passato con tutti i suoi simboli e con i portatori dei suoi valori: la religione, gli intellettuali, le biblioteche, la storia, i bonzi. Ciò avrebbe permesso di allevare uomini senza memoria, di tirare su bambini simili alle pagine bianche su cui scrivere quello che Angkar, il Partito comunista, voleva. [...]
Quel che ancor oggi è interessante (nota mia: l'articolo risale al 1985), è che la sinistra, che ha sostenuto la guerriglia indocinese durante la guerra con gli Stati Uniti, non ha preso posizione, non ha preso sul serio il fenomeno Pol Pot, non ha cercato di spiegarselo e lo ha liquidato come se si trattasse semplicemente di una folle deviazione.
Si era fatto praticamente lo stesso con la rivoluzione culturale cinese, prendendo per buono quello che oggi (nota mia: l'articolo è sempre del al 1985, non è ringiovanito) Deng Xiaoping vuole farci credere, cioè che gli anni di caos, di torture e di uccisioni sarebbero stati semplicemente l'aberrazione di quattro personaggi, la cosiddetta Banda antipartito. E invece individuare le radici della rivoluzione vuol dire individuare le origini del polpottismo e dei khmer rossi: che stanno appunto nell'ideologia.

 Consigliandovela proseguo la mia lettura.

Per completezza alcuni altri riferimenti al testo qui citato; l'articolo è apparso originariamente su "La Repubblica" del 29 marzo 1985. Il testo integrale dell'articolo "C'eravamo sbagliati" è stato pubblicato anche in "in Asia" oltre che, appunto, in "Fantasmi".

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