mercoledì, gennaio 13, 2010

WEB, il futuro della rete.

Un interessante articolo di Gianni Riotta è apparso su Il Sole24ORE in data 10/01/2010. Riporto il link, riproduzione riservata.


...la lettura più preoccupante a mio avviso è quella sull'appiattimento causato dai motori di ricerca: sono troppo "democratici". Chiunque davvero può realizzare un sito o un blog, scrivere corbellerie e notificarne la presenza ai motori di ricerca... dopo un po' le sue corbellerie appariranno nei risultati di ricerca, eventualmente anche in posizioni primare qualora l'indicizzazione fosse buona o il tema molto settoriale. Questo non darà dignità di realtà alla corbelleria ma la sua visibilità sarà pari, se non superioriore, alla realtà vera del fatto trattato...


Quindi:
  • i motori di ricerca sono troppo democratici
  • wikipedia è sensibile a lobbies che potrebbero pilotare tematiche scottanti
  • la categoria dei giornalisti annovera fra le sue fila una troppo nutrita schiera di giornalai
  • i siti online di grandi testate sono volontariamente collettori di ciarpame (video da paperissima, spazzatura pseudoscientifica, ecc.ecc )
  • facebook è un catalizzatore di stronzate veicolate da amici che si fanno piazzisti inconsapevoli per aziende che raccolgono informazioni per rifilarti pubblicità... mafia war, donne single, finanziamenti findomestic e travian... (cazzo! Faccio così impressione?) Di più: l'utilizzo di amici e conoscenti rende il messaggio ben più penetrante essendo le nostre difese, l'allarme ciozza, il cicalino della fregatura disattivati o quasi.
  • ...


Che cosa resta? Youporn?


No, resta tutto, compreso facebook e i complottisti. Possono essere godibili e goduti. E' la testa che non deve smettere di funzionare. E' questo il punto che, a mio avviso, Riotta non coglie o sottointende per non offendere il suo pubblico: il dramma è la testa della gente e non credo sia un modo per cercare di stabilire se sia nato prima l'uovo o la gallina. E' così da sempre: c'è chi pensa e c'è chi delega... non credo sia cambiata molto la percentuale di persone che delegano il ragionamento, temo si sia impoverita, in qualità, la quota di chi pensa... la ragione? La gratuità del mezzo ovviamente: scrivere un libro, pubblicarlo, sceglierlo, acquistarlo e leggerlo sono atti ben più onerosi del semplice click... sono atti che portano a ragionare le proprie azioni (a meno di comportamenti compulsivi... anche questi in aumento, secondo pareri più autorevoli del mio). Internet è colpevole quindi di aggravare una situazione già esistente, è un catalizzatore dell'abbassamento culturale e, allo stesso tempo, è uno strumento formidabile capace di aggregare menti e ragionameti come mai prima era potuto succedere... ma dove questi gruppi funzionano davvero, ad esempio in campo tecnico o scientifico, ebbene questi gruppi saranno eventualmente consultabili ma chiusi, non democratici per usare una parola che nasconde però una falsa ideologizzazione di cosa debba essere l'informazione.

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