venerdì, ottobre 07, 2011

Alla ricerca del tempo perduto - La strada di Swann


La strada di Swann
E’ il primo volume della famosa “À la recherche du temps perdu” di Marcel Proust.
Questo libro si compone di tre capitoli che, sebbene trattino le vicende di personaggi la cui vita è intrecciata nel tempo, possono essere considerati isolabili in singoli romanzi a tema più brevi. Il primo capitolo parla del protagonista, narratore onnisciente, che, bambino, vive la sua infanzia nel piccolo paese di Combray. Il capitolo si incentra sui personaggi che frequentano la casa del piccolo e debole protagonista. Egli è turbato da angosce che gli impediscono il sonno e gli condizionano i pensieri e le azioni. Tali angosce hanno origine, o forse si palesano soltanto, nel distacco obbligato con la madre al momento in cui egli viene mandato a letto. Il modello educativo severo imposto dal padre prevede una estrema avarizia di gesti d'affetto colpevoli, a detta del padre stesso, di peggiorare la cagionabile salute fisica e psicologica del bambino. L'universo del piccolo ruota attorno a quell'angoscioso distacco: il giorno è vissuto nell'attesa del bacio della madre e nel terrore che qualcosa possa impedirlo. Capita infatti spesso che Swann, amico di famiglia, giunga per cena ospite e che, per necessità di protocollo, la sua presenza impedisca involontariamente il rito del bacio, sempre singolo, unico rimedio capace di calmare, almeno fino al giorno seguente, le afflizioni del bambino. Il capitolo procede con la descrizione dei vari personaggi che popolano l’infanzia del protagonista, dei luoghi, della chiesa col suo campanile. Poi, ora si direbbe in un flash-forward, l’adulto che fu quel bambino si ritrova più avanti, lontano da quei luoghi, dimentico di quei personaggi e di quei tormenti passati. Qui Proust da il meglio di se, limitatamente alla mia esperienza di questo primo volume, nel passaggio in cui descrive nella maniera più sublime e completa la folgorazione di un ricordo evocato dal sapore di una madeleine inzuppata nel tè.

Nella mia edizione queste pagine hanno numero da 48 a 51. Vi rimando ad una lettura di quanto precede perché contesto non sintetizzabile ed indispensabile.
Il secondo capitolo parla di Swann e del suo amore tormentato per Odette, definita da delatori “una mantenuta” ovvero una prostituta. Si tratta di un percorso a parabola che parte da una quasi indifferenza reciproca e si eleva fino ad un sentimento assoluto che non può sfociare che nel tormento della gelosia. Da questo culmine Swann scivola nuovamente verso il basso fino alla coscienza della fine del proprio amore per Odette. 
In un passaggio fra queste pagine, per la precisione e nella mia edizione a pagina 195, Proust descrive l’amore adulto e le sue dinamiche: 
In passato si aveva il sogno di possedere il cuore della donna amata; più tardi la coscienza di possedere il cuore d’una donna può bastare ad innamorarvi di lei. Così nell’età in cui sembrerebbe che nell’amore, giacché vi si cerca soprattutto una gioia soggettiva, l’inclinazione per la bellezza di una donna dovesse tenere il maggior posto, l’amore – l’amore più fisico – può sorgere senza aver avuto alla base un desiderio iniziale. In quell’epoca della vita, l’amore ci ha colpiti ripetute volte; esso non si evolve più da solo, seguendo le sue leggi sconosciute e fatali, dinanzi al nostro cuore stupito e passivo. Noi gli veniamo in aiuto, lo falsiamo con la memoria, con la suggestione. Ravvisando uno dei suoi sintomi, ci ricordiamo e facciamo rinascere gli altri. Poiché ci è ben nota la sua canzone, incisa dentro di noi per intero, non ci è necessario che una donna ce ne dica l’inizio- pieno dell’ammirazione ispirata dalla bellezza – per trovarne il seguito. E se ella comincia alla metà – là dove i cuori s’avvicinano, dove si parla di non esistere più che l’uno per l’altro – siamo abbastanza assuefatti a quella musica da raggiungere subito la nostra compagna al passo dov’ella ci attende.

Il terzo capitolo è nuovamente incentrato sul bambino, protagonista e narratore. In questo capitolo, il più breve dei tre, l’autore, narratore bambino, ci parla del suo amore infantile per la figlia di Swann. Sentimento assoluto che trasfigura ciò che lo riguarda l’amore infantile impone una lente deformante davanti agli occhi del bambino. Swann riacquista, agli occhi non più nudi del bambino, il pregio e lo stile che merita e che aveva perso, nel tempo passato, colpevole, le sere che veniva ospite a cena, del mancato saluto alla mamma. Un semplice parco assume connotati di fiaba se visti attraverso le lenti dell’amore infantile e, da adulto, quei ricordi condizioneranno i gusti del protagonista in una sorta di nostalgia, forse non del tutto cosciente, almeno nella ragione ultima, l’amore per Gilberte Swann, dei tempi che furono.

Quello che segue sono brevi citazioni di passaggi che, a mio avviso, hanno un pregio stilistico ed una forma estremamente elevata oppure rappresentano un assoluto. E' un torto all'autore l'estrapolazione di queste frasi, una violenza che le snatura e ne restituisce la decima parte del loro valore.

pag 10 e 11:
come quelli che si mettono in viaggio per vedere con i loro occhi una città desiderata e immaginano si possa godere in una realtà le delizie della fantasia.
Dovrebbero consegnare questa frase con i biglietti aerei di una vacanza troppo a lungo desiderata.
Pag 11:
Forse l’immobilità delle cose intorno a noi è loro imposta dalla nostra certezza che sono esse e non altre, dall’immobilità del nostro pensiero di fronte a loro.
Pag 24:
Ma anche dal punto di vista delle cose più insignificanti della vita, noi non siamo un tutto materialmente costituito, identico per tutti e di cui ciascuno non ha che andare a prender visione come d'un capitolato d'appalto o d'un testamento; la nostra personalità sociale è una creazione del pensiero altrui. Anche l'atto così semplice da noi detto "vedere una persona che conosciamo", è in parte un atto intellettuale. L'apparenza fisica dell'essere che vediamo è da noi colmata di tutte le nozioni che abbiamo su di lui, e nell'aspetto totale che ci rappresentiamo, queste nozioni sono certo prevalenti. Esse finiscono per empire in modo così perfetto le gote, per seguire con una aderenza così esatta la linea del naso, s'industriano così bene a sfumare la sonorità della voce, quasi questa non fosse che un investimento trasparente, che ogni volta che vediamo quel volto e sentiamo quella voce, sono quelle nozioni che ritroviamo e ascoltiamo.
Pag.365:
Non si può cambiare, cioè diventare un’altra persona, seguitando ad obbedire ai sentimenti della persona che non siamo più.
Pag.376:
Spesso durante una stagione ci imbattiamo in un giorno d’un'altra stagione che s’è smarrito, e che ci fa vivere in questa, che ne evoca subito, ne fa desiderare i godimenti particolari e interrompe il corso dei nostri sogni, situando, più presto o più tardi rispetto al tempo suo, quel foglietto staccato da un altro capitolo nel calendario interpolato della Felicità.

Lettura impegnativa, se avete trovato difficoltà a leggere Umberto Eco qui suderete il doppio o forse il triplo. Vivamente consigliato.

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